Il Santuario
Il Santuario custodisce al suo interno la Santa Casa Nazaretana della Madonna, la casa dove la Vergine Maria nacque, visse e ricevette l'Annunciazione. La Casa della Madonna era formata da tre pareti, quelle che si venerano a Loreto, addossate ad una grotta scavata nella roccia (custodita nella Basilica dell'Annunciazione a Nazareth).
E proprio per proteggere questa importante reliquia della cristianità, la chiesa e gli spazi ad essa circostanti furono concepiti come una fortezza. Una delle caratteristiche architettoniche peculiari della Basilica della Santa Casa è che si tratta di una chiesa fortificata.
Fu infatti costruito un Camminamento di Ronda coperto e sospeso su beccatelli sporgenti aggettanti lungo tutto il perimetro del tempio. Il progetto fu iniziato da Giuliano da Maiano e portato a compimento da Pietro Amorosi, su probabile ideazione di Baccio Pontelli.
La tradizione popolare racconta che nel 1291, quando i crociati dovettero abbandonare definitivamente la Palestina, la Casa di Maria fu trasportata "per mistero angelico", prima in Illiria, a Tersatto, e poi nel territorio di Recanati, e dopo diverse tappe fu definitivamente collocata su un colle di lauri (da qui il nome "lauretum", cioè Loreto) nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294.
Ancora oggi in questa fatidica data si festeggia la "Venuta".
Uno dei momenti che segnano il tradizionale appuntamento, diffuso in tutte le Marche, è costituito dal "focaraccio".
I fuochi si accendevano, si diceva, per illuminare il cammino alla Vergine.
E' per il suo miracoloso volo dalla Terrasanta alle terre marchigiane che la Madonna di Loreto è patrona dell'Aeronautica Militare Italiana.
Oggi, a seguito degli studi compiuti ed ai documenti ritrovati, si può affermare che le "sacre pietre" vennero salvate dai crociati da sicura distruzione e trasportate per mare, su di una nave, dopo la cacciata dei cristiani dalla Terra Santa. Gli autori del miracoloso salvataggio sono stati, forse, i componenti della famiglia di origine bizantina Angeli, Signori dell'Epiro.
Gli studi condotti sulle pietre della Santa Casa ne confermano l'origine palestinese. Infatti sono state lavorate seconda la tecnica usata dai Nabatei, popolo confinante con quello ebraico, e diffusa anche in Palestina.
Su queste pietre sono stati ritrovati circa sessanta graffiti molto simili a quelli giudeo-cristiani del II - V secolo che si riscontrano in Terra Santa ed, in particolare, a Nazareth. Gli scavi archeologici effettuati sotto la Santa Casa hanno evidenziato che essa non ha fondamenta proprie e poggia su una pubblica via, confermando quanto narrato dal racconto del "miracoloso trasporto" .
I raffronti tecnici ed architettonici dimostrano che le tre pareti ben si rapportano con la grotta custodita a Nazareth.
Da subito la Santa Casa fu fatta oggetto di venerazione da parte degli abitanti dei territori circostanti, infatti risalgono ai primi del XIV secolo le prime testimonianze di pellegrinaggi in devozione alla Sacra Reliquia.
I lavori per la realizzazione dell'attuale costruzione iniziarono nel 1469 per volere del vescovo di Recanati, Nicolò Delle Aste, il quale volle una chiesa “de novo” per la Vergine, che fosse splendida e imponente.
Inizialmente l’impostazione architettonica fu vicina allo stile tardo gotico di matrice veneziana attribuibile all’architetto Marino di Marco Cedrino. Nel 1482 giunse a Loreto Giuliano da Maiano per il compimento e la fortificazione della chiesa. Essendo di formazione brunelleschiana, a lui si deve l’impianto rinascimentale del complesso. Ma si ipotizza anche l’intervento di un altro grande architetto quale fu Francesco di Giorgio Martini.
Contemporaneamente stava nascendo poco lontano da qui, sempre in terra marchigiana, il simbolo del rinascimento civile e laico: il Palazzo Ducale di Urbino. Non a caso molti artisti, fra pittori e architetti, frequentarono entrambi i luoghi.
Crescendo di importanza oltre alla chiesa fu necessario predisporre dei luoghi per provvedere all’accoglienza dei pellegrini, sia del popolo che rappresentanti della nobiltà o del clero, e in cui si potessero ospitare i religiosi che amministravano il Santuario. Fu così che fu ideata la costruzione del Palazzo Apostolico. Anch’esso fu progettato come una struttura difensiva: si noti come la parte esterna si innalza come un alto muro inaccessibile, senza decorazioni o imbellettamenti vari, in contrasto con la parte che si affaccia sulla piazza che è finemente decorata in stile rinascimentale.
Papa Giulio II mandò a Loreto Donato Bramante per “disegnare cose magne”, fu lui l’ideatore dell’agorà: della piazza chiusa su cui si sarebbero affacciati la basilica e i tre bracci del Palazzo Apostolico. Il terzo braccio, quello meridionale, non fu mai portato a termine.
La cittadina nel tempo cresce e bisogna proteggere anche i residenti, così papa Leone X volle la costruzione di una poderosa cinta muraria (1518-1521).
Sisto V elevò Loreto al grado di città e diocesi, definendola “Felix Civitas Lauretana” (1586). E, per conferire maggiore prestigio alla città fece progettare un ampliamento del territorio cittadino, oltre le mura, con la cosiddetta “addizione” o “borgo sistino”. Purtroppo l’ambizioso progetto non fu portato a termine, ma oggi ne resta l’impronta nella zona di “Montereale”, cioè nella strada che conduce verso Recanati (via F.lli Brancondi).